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Alanis Morissette

Alanis Morissette

Alanis Morissette



Alanis Morissette nasce il 1° giugno 1974 ad Ottawa, in Canada. I genitori sono insegnanti in scuole militari, una professione che porta la famiglia Morissette a spostarsi in giro per il mondo. Ha un fratello più grande, Chad, ed un fratello gemello, Wade. La piccola Alanis trascorre parte della propria infanzia in Germania e ritorna a Ottawa all'età di sei anni. Ha già un obiettivo in testa: suonare il piano.

All'età di dieci anni, partecipò alle audizioni del programma per bambini della televisione canadese "You Can't Do That on Television", registrato nella sua città, Ottawa. Passò le selezioni assieme al fratello Wade, e comparve nello show con una certa frequenza, per poi abbandonarlo dopo la prima stagione. Con lo show arriva anche una parte da co-protagonista con Matt Le Blanc (il Joey di "Friends") in un film. Grazie ai soldi guadagnati, Alanis può realizzare il suo sogno di incidere un disco. Si tratta solo di un 45 giri, ma per stamparlo fonda una sua etichetta discografica, la Lamor Records. Le 200 copie di "Fate Stay With Me" mettono però in luce l'incredibile grinta di una ragazzina di dodici anni che sembra già una rockstar. Fu così notata da Stevan Klovan che, nel 1988, le fece cantare l'inno nazionale all'inaugurazione dei campionati mondiali di pattinaggio di figura. Col supporto dei suoi genitori, e con un irrefrenabile desiderio di ottenere successo, Alanis andò a New York accompagnata dal musicista Leslie Howe, con lo scopo di incontrare i dirigenti delle case discografiche (fra i quali anche Scott Welch). Questa esperienza fu poi raccontata in canzoni come "UR" (nell'album Supposed Former Infatuation Junkie). Così, a soli quattordici anni, Alanis si ritrova sotto contratto con la MCA e in soli 4 mesi, da settembre a dicembre 1990, incide il primo album, che esce nell'aprile 1991 e riscuote un discreto successo in Canada. Lanciato dal singolo "Too Hot", Alanis è una raccolta di canzoni pop-dance che si aggiudica il disco di platino in Canada e vale alla Morissette, sempre in Canada, un Grammy come miglior cantante esordiente. Segue Now Is The Time (1992), che la rivela discepola di Madonna. Trasferitasi a Los Angeles, Morissette si fa affiancare da un produttore di spicco come Glen Ballard e da un gruppo costituito da membri di gruppi rock (come Dave Navarro e Flea dei Red Hot Chili Peppers).


E nel 1995 riesce a sfondare con il singolo "You Oughta Know", un brano duro e tagliente, con frasi che parlano di sesso con toni crudi. Il suo talento acerbo colpisce Madonna, che la mette sotto contratto con la sua etichetta, la Maverick, pubblicando l'album Jagged Little Pill, il disco che la consacra star. In breve tempo l'album raggiunge il top delle classifiche di tutto il mondo. Merito di canzoni piene d'energia, che la vedono nei panni di una ragazzina ribelle alle prese con maschi prepotenti e sleali. Al culmine della popolarità, la cantautrice canadese impersona addirittura Dio nel film di Kevin Smith "Dogma": un Dio che non parla e che si mette a saltellare come una bambina. Quasi un ritratto paradossale di questa ragazzina-prodigio dall'inesauribile energia, capace di scavare i recessi più profondi dell'animo con l'ingenua irruenza di un'adolescente. Travolta dalla sua stessa popolarità, Morissette fugge assieme alla madre in India, da dove torna con i buoni propositi di chi vuole cambiare il mondo. Il successivo Supposed Former Infatuation Junkie (1998), però, non ripete il miracolo. Non bastano le sonorità indiane della misticheggiante "Thank U" o i sapori mediorientali della suadente "The Couch" a confutare l'impressione che si tratti solo della copia sbiadita dei successi di Jagged Little Pill. Nel 1999 Alanis Morissette incide il live Mtv Unplugged, in cui interpreta anche cover di altri artisti, tra cui "King Of Pain" dei Police. Nel frattempo, la cantautrice di Ottawa si aggiudica numerosi premi, fra cui il Grammy, e nell'estate del '99 partecipa con Tori Amos a un tour di 5 settimane in giro per l'America. Nel 2002 esce un nuovo album, Under Rug Swept, in cui Morissette esplora ancora una volta il tema dell'amore e delle difficili relazioni con gli uomini. "I testi - racconta la cantautrice canadese - sono la trasposizione del mio modo di affrontare le relazioni sentimentali.






Ho vissuto esperienze interessanti e complesse che però non sono andate a buon fine. Ma ci sono altre tipologie di uomini e in futuro avrò modo di incontrarli...".Diverse le sonorità presenti nell'album, dal rock di "21 things I want in a lover" e "Narcissus", al groove ritmato di "So Unsexy" e "You owe me nothing in return" fino alle ballate di "Flinch" e "'That particular time".

Canzoni legate dal filo rosso dell'amore e dell'analisi, sia interiore sia del rapporto a due, in cui la Morissette tira fuori le verità nascostesotto il tappeto, come recita l'emblematico titolo dell'album:"Quando scrivo devo indossare un elmetto perché scrivere un nuovo disco è come bere il siero della verità e mettermi a nudo". Non mancano anche i temi sociali, come in "Utopia", un brano che disegna un quadro ideale di una società libera fatta di individui liberi. "L'ho scritto nove mesi prima dell'11 settembre, contrariamente a quello che pensano in molti - ha precisato -. L'ho però pubblicata dopo la tragedia di New York. Quell'evento ha sconvolto tutti provocando un risveglio il cui effetto si vedrà in futuro e che aiuterà anche l'arte: tutti hanno cominciato a formarsi un'opinione su Dio, la religione, la politica. E questo si riflette anche sull'arte che è creata dalle persone". A dieci anni dal folgorante (secondo) esordio, la Morissette tenta di rigenerare la sua musica con So-Called Chaos, che segna un ritorno alla ricerca della melodia accattivante, fallendo però su tutta la linea. Il suono è regredito al muro di nulla degli Oasis e le canzoni non trovano quella spontaneità a cui mirano. "Everything", primo singolo, è l'unico che possa essere davvero tale e brilla solo per l'insipienza degli altri pezzi. La carenza di idee è palese e lo dimostra l'apertura, "Eight Easy Steps", praticamente un'outtake di Supposed Former Infatuation Junkie aggiornata al suono odierno (rumorosità inutile condita da alone mistico), stesso dicasi per "Knees On My Bees" e la title-track. "Doth I Protest Too Much", uno dei migliori episodi, è una ballata appena decente, mentre, nonostante i dieci secondi iniziali di archi "Not All Me" è tra la sue peggiori di sempre. Solo nei tre pezzi finali (in cui brilla - finalmente! - "This Grudge" che a modello ha gli episodi pianistici di Under Rug Swept) si respira un po' d'aria buona (ma neanche poi troppo). Anche i testi mostrano che ormai resta poco da dire, una volta svanite la rabbia verso gli uomini, i cambi d'umore e l'emotività degli inizi, e quasi sempre sostituite da una serena accettazione dello stato delle cose. La Morissette pare aver concluso la sua ricerca (sia musicalmente sia come poetica), finendo per risultare una piatta copia di sé stessa.





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